Monday, November 16, 2015

Quand c'est trop c'est trop



Provo a ragionare su dei fatti.
Ogni anno s'aggiungono 80 milioni di neonati ai 7 miliardi e 200 milioni circa di nati 
e cresciuti.
Bisogna anche considerare i 100 ( cento ) miliardi di morti e sepolti che fanno parte
della nostra stirpe, ma sono tali e non dovrebbero suscitare problemi.
In realtà per alcune ragioni questi defunti sono presenti in modo abbastanza vivace nei vivi, 
e se questi pretendessero che tutti abbiano una lapide da qualche parte ho calcolato approssimativamente che occorrerebbe un terra grande come l'Italia per soddisfarli, i vivi.
Una piccola urna su di una mensola basterebbe anche, volendo.
Questi, i vivi, per restare tali necessitano di almeno un pasto al giorno, e a causa della peculiare loro, cioè nostra fisiologia, diversa da quella di altri esseri vertebrati, ma non ottenebrati da pensieri mistici e trascendenti, questa necessità è insurrogabile.
Si può digiunare con una certa regolarità, ma non con lunghe durate.
Sempre per ragioni di stirpe, e in questo caso bisogna dire proprio razziali nell’accezione biologica del termine, una volta che ci si è rifocillati e volendo, digerito con una siesta, 
procurarsi il necessario per il pasto successivo può essere bizzarramente complicato.
In questo la differenza tra gli esseri viventi è amplissima nei modi e nei tempi, 
ma non nella causa, l’appetito. 
S'è mai visto un Orango dirigere una catena di ristoranti?
Ma un energumeno, sì.
Ed è in questi modi per procurarsi il pranzo o la cena che risiede invece una differenza sostanziale tra noi e tutti gli altri e deriva proprio da quei pensieri ottenebranti ma anche illuminanti che una mente sazia o affamata come la nostra è in grado di generare.
Da migliaia di generazioni i nostri antenati non s'accontentano di campare il più a lungo possibile, e di sostituire gli antenati con i neonati, ma pretendono di fare del mondo 
una copia conforme ai loro labirinti mentali.
Oltre che di sè stessi, cosa sottilmente diversa da quella sostituzione prima citata.

Non c'è niente di intrinsecamente malvagio in tutto ciò. 

Ma sono i dettagli che fanno una grandissima differenza.
Adopero un concetto aritmetico alla portata di qualsiasi ragazzino della quinta elementare, per spiegarmi meglio.
Tutti quelli, invertebrati, quadrupedi, bipedi, ungulati o echinodermi che siano,
partono da una base e al massimo cercano di aumentarla con una moltiplicazione o con l'uso di un esponente.
Noi, per ragioni ancora non abbastanza evidenti, ma troppo numerose per essere ignorate, vorremmo fare della base elevata all'esponente un'altra base esponenziata
per proseguire il gioco fino all'esaurimento, o se giunge prima, alla noia.
Siamo fatti in questo modo. La Natura ci ha fatti sgusciare in questo modo siffattti.
Molti credono che qualcuno abbia organizzano le cose in tal modo in meno d'una settimana.
Ma i giorni in tempi arcaici potrebbero essere stati di una durata incomparabile con quella odierna.
E quelli che non ci credono o credono in qualcun altro che però avrebbe fatto 
praticamente la stessa cosa, ancora si danno botte da orbi per far prevalere delle opinioni che è impossibile trasformare in fatti definitivamente ed assolutamente accertati.
Se le cose stanno come le ho sommariamente descritte, allora siamo di fronte ad un secolo enigmistico dalla difficoltà di soluzione inaudita.
Tutte le strategie e le tattiche per risolvere i problemi adottate in passato, 
semplicemente non funzionano più come prima.
E più cerchiamo di applicarle più i problemi peggiorano.
Chiunque che sia minimamente sveglio può constatare che siamo in troppi a vole fare troppe cose, troppo complicate, troppo in fretta e per ragioni che non sono neanche
troppo stupide, ma abbastanza masochistiche.
E così ci stiamo rapidamente avvicinando al punto critico, tipico dei dirupi,
dove essendosi sporti troppo, si precipita e di rado ci salva.
Eppure, sebbene scostarsi ed arretrare quel tanto che basta per ammirare il panorama
senza correre il rischio di prepararsi il funerale, sembra un’azione difficilissima.
Non credo sia necessario esplicitare le metafore che ho adoperato.
Fumi troppo? Mangi troppo? Viaggi troppo? Pensi troppo o troppo poco?
Lavori apposta per mantenere quel troppo che oltretutto ripaga con troppo poche soddisfazioni?
Se uno si fa sovente queste domande e le risposte convergono verso l’affermazione positiva, allora la soluzione è facile da descrivere anche se difficile da applicare, 
almeno all’inizio.Come le arrampicate sulla roccia.
Poi, si comincia a vedere il falso piano e in discesa pure. 

Tanto per sorridere:


https://www.facebook.com/ForfaitMoto/posts/1124523320910845

Marco Sclarandis

Sunday, November 15, 2015

State calmi e disinvestite dai combustibili fossili!

Non ci costringete



Non ci costringete
a togliervi il saluto in strada o nell’androne
ad incrociare sguardo e mutarlo in cruciverba
a trattenere il fiato passando davanti ai vostri forni
e pensare di chiudere le fornici le vostre
non ci costringete noi l’abbiamo fatto e ancor rifatto
tante volte ma poi quasi del tutto smesso
che pranzi fastosi di vittorie sono divenuti presto
cene a lume di moccoli in umidi rifugi
la vostra esplosiva ira è polvere pirica igroscopica
potente folgorante negli aridi deserti
inefficace nei piani e nelle valli
dove la gente lacrima e lava la sporcizia
che portiate barbe ispide o turbanti 
tatuaggi che sembrano alla mente grate
preferiate adunate in piazze con pavè di pietre
o prostrarvi in massa ad un cubico nero altare
invece che camminate atte a sbollire ire
desistete sia pure all’ultimo minuto
dal fare di gente salme e giacimenti di vendetta
nessuno è grande perché implora un Padre
chiunque è immenso se insegna al figlio a rialzarsi.

Marco Sclarandis

Saturday, November 14, 2015

Non ci sarebbe niente da dire


Alla fine anche terrorizzare stanca.Anche peggio che lavorare.
Sopratutto se chi dovrebbe terrorizzarsi si riprende subito dal terrore e con una alzata di spalle lo tramuta in paura e con un altra, ma di sopracciglio, tramuta questa in preoccupazione e quindi azione difensiva.
Ci sono molte ragioni per decidere e poi terrorizzare qualcuno.
A partire dal divertimento per poi proseguire con altre che hanno tutte una ricetta 

che prevede vizi, virtù, follia, malattia, ignoranza e stupidità, mescolati e cucinati con arte.
Chi si ricorda che Il Terrore è proprio un periodo storico successivo alla rivoluzione 

divenuta quella per antonomasia, quella Francese, lo sa.
C'è un modo per estirpare il terrorismo dalla società umana?
 

Non credo proprio.
 

Semmai si può ridurlo al minimo inevitabile, ma togliere alla Società dello Spettacolo 
questo introito così saporito, succulento e dal rendimento così elevato è un'impresa attraente come organizzare il proprio funerale quando si scoppia di fortuna e di salute.
Di fronte ad un atto terroristico sarebbe meglio ricordarsi che tutti abbiamo in tasca 

qualche sasso che all'occorrenza ci piacerebbe tirare addosso a chi ha infranto la legge 
ma non è stato abbastanza astuto da non farsi scoprire.

E ricordarsi di questo mi fa venire alla mente la cosa più terrorizzante che un essere umano può provare, ed è l'ostracismo.
Un terrore asettico, muto, incruento, ma assolutamente letale.
Forse l'unico tipo di terrore in grado di sovrastare qualsiasi sentimento di rivalsa, di vendetta, di sommaria giustizia che, come sappiamo, allaga la mente umana di fronte al crimine, 

anche quello più efferato.
 

Non credo a proposito di avere altro da dire.

Marco Sclarandis

Wednesday, November 4, 2015

Se credete che sia

Foto: blickwinkel/Alamy

Se credete che sia ricotta stagionata, siete fuori dal mondo.
E' ghiaccio antartico di questo mondo che si sta inabissando.

Ma, in fondo, nel 2100 d.C quanti di noi ci saranno?
Più uno su cento che uno su dieci, no?
E allora perchè questa ostinazione a preoccuparsi, chi ci sarà rientrerà più a riva e avanti come si è sempre andati.

Poi, chi è che ha davvero intenzione di rinunciare agli attuali bagordi, già incerti essi stessi, per assicurare dei minimi agi ancora più aleatori, a dei discendenti che nemmeno potremmo vedere in faccia?.

E infine, siccome sappiamo benissimo e da qualche generazione ormai, che l'ordine che abbiamo cercato d'imporre 
sulla e alla Vita terrestre prevede un certo disordine da subire, innanzitutto da parte nostra, allora è evidente che preferiamo 
certe conseguenze, anzi conseguenze ormai certe, che rimediare agli errori che ce le hanno portate.

Potremmo sì, per pura curiosità provare a cambiare alcune abitudini, che sembrerebbe  possano salvare 
come si suol dire, alcune capre, qualche cavolo e una minima entità di lupi oltre al contadino,
ma si sa, è più facile che una serpe faccia di scaglie piume, che un recidivo Adamo si redima.

P.S.Questo post non è per tutti.
Ma solo per chi ha il dubbio se davvero bisogna decidere se cambiare modo di vivere, o meno.

Un suggerimento: visitare   http://www.ugobardi.blogspot.it/  e leggere il post di oggi 
mercoledì 4 novebre 2015

Marco Sclarandis 

Thursday, October 29, 2015

Nemmeno io



Mettiti al mio posto
e poi cerca di convincere
chi me stava cercando
e diffida d’ogni indizio
facendone d’accumulo
che io sia da qualche parte
tumuli di prove inutili
accomodati sul trono
stai guardingo ed acquattato
mettiti come meglio credi
ti do un intero giorno
quindi ancora mezzo e poi
un pezzo dimezzato sempre
ma d’ogni frammento il tempo
ti parrà durare come intero
il terzo giorno mi dirai per certo
che cosa il tuo cliente
crede d’aver trovato
nemmeno io ricordo
d’essere una volta nato
e preferisco incantarmi al fascino
d’una questione indecidibile
io se mi mettessi al tuo
a tanta incertezza sottoposto
a più angherìe che gentilezze
presto mi darei al crimine
e tardissimo me ne pentirei
ora che fino a domani regni
non perdere quest’occasione
nemmeno io sono così convinto
che tu solo per un secolo
esisti e sia
per poi annichilirti.

Marco Sclarandis

Wednesday, October 14, 2015

Mucchi di mucche

Come nella Divina Commedia l'Inferno è più interessante che il Purgatorio e il Paradiso,
nella Commedia Terrena sono più interessanti le sciagure, le catastrofi, i cataclismi, i disastri,
i crimini, gli errori e i vari peccati, che il quieto, virtuoso, e pacifico vivere.
 

Forse questo spiega l'inerzia con la quale indugiamo nell'evitare e rimediare ai primi
e la noia e l'insofferenza che ci assale facilmente nel vivere seguendo il secondo.
Purchè, naturalmente, si tratti di letteratura, di cronaca, di vita altrui e di certezza del lieto fine proprio.
 

E' qualcosa di sconcertante tutto ciò, ma é un fatto che alla fine sbaraglia orde d'opinioni.
 

Ma l'Universo stesso si fonda su fatti ancora più assurdi, se ciò può essere di consolazione.
 

Ci sono infiniti mucchi di cose che non possiamo suddividere in mucchi più piccoli tutti uguali,
a meno che non siano fatti d'una sola cosa, e allora non sono più un mucchio di qualcosa,
e altrettanti mucchi di cose che possiamo suddividere come ci pare.
 

Ma è meglio non ammucchiare tutto quanto insieme e pretendere di ricontare bene le cose,
se non si vuole finire col perdere la divina certezza che uno più uno debba fare necessariamente due.
 

Chiedersi perchè le cose stiano in questo modo, non è malvagio, ma molto pericoloso.
E infatti è proprio per questo che lo facciamo fin dalla notte dei tempi,
da quando abbiamo cominciato ad estasiarci nell'ammucchiare le cose.

Marco Sclarandis