Saturday, June 27, 2015

Mai ignorare queste due madame.

Cortesia Graziano De Rossi  www.grazianoderossi.it 


Chi è che non conosce la famosa lampada che ospita un Genio in grado d’esaudire ogni desiderio?.
Ora immaginiamo che invece di questo Genio, quando la lampada venga sfregata faccia sgorgare l’acqua limpida dell’eterna salute e giovinezza.
Chi non la vorrebbe avere?.
Ora, da decenni, si parla della memoria dell’acqua, e senza entrare in dettagli, se questa memoria esistesse, potrebbe teoricamente spiegare per esempio, la presunta efficacia dell’omeopatia.
Che l’omeopatia funzioni è una questione molto discussa e controversa, e sono certo che se un giorno si riuscirà a scoprire con degli esperimenti inconfutabili che funziona in virtù di leggi descrivibili e conoscibili, ne sarei entusiasta.
Ma, se esistesse la memoria dell’acqua, perché non dovrebbe esistere quella dell’ammonica o del mercurio, o di qualsiasi altro liquido?

Chi conosce un minimo di fisica sa che lo stato liquido assomiglia in un certo senso ad un alveare, d’inverno, dove le molecole prendono il posto delle api.
Lo stato solido assomiglia invece assomiglia a quello di una catasta di scatole.
Le scatole se ne stanno lì ferme, magari traballanti, mentre le api, al contrario delle scatole, se ne vanno in giro per l’alveare.Lo stato gassoso è come l’uscita chiassosa dei bambini dell’asilo alla fine della mattinata.Infine c’è ancora il plasma, ma qui è difficile trovare una metafora adeguata.Paragonerei questo stato della materia all’estasi e al delirio, che non sono sostenibili a lungo nella vita quotidiana, ma senza di essi questa sarebbe insopportabile.

Io non direi mai che la memoria dell’acqua dell’acqua non possa esistere, perché non credo che sia stata ancora provata contro ogni ragionevole dubbio la sua inesistenza.
Ma dove possa risiedere questa memoria è difficile da capire.
Intendiamoci, una robusta e durevole memoria.
Per ora, se questa esiste, sa come nascondersi molto bene in quel piccolo triangolino atomico che è la sua molecola.C'è chi crede d'averla pure fotografata attraverso i suoi cristalli, associando mosaici esagonali, trine ed arabeschi ad avventure gloriose o meschine,  prosaiche ed eccezionali, ma aleggia in queste interpretazioni più magia che scienza comunemente intesa.

Adesso però, preferisco parlare di un numero che potrebbe illuminare la mente di molti di quelli che sono disposti a credere a vari generi di cose miracolose.
Questo è il numero 1729.
E’ diventato famoso grazie ad un episodio, vero, avvenuto decenni fa, dove due matematici, un inglese ed un indiano si trovavano in un ospedale a Londra.
L’inglese era andato a trovare l’indiano, che era in cura, e gli disse che era salito sul taxi  numero 1729 e che questo numero non gli sembrava minimamente interessante.
No, gli rispose l’indiano, il 1729 è il più piccolo numero intero che è scomponibile in due cubi in due modi diversi.(numero sia intero che positivo, sia chiaro)
Infatti è uguale alla somma di 10x10x10, cioè 1000 più  9x9x9 cioè 729, ma pure in
12x12x12 cioè 1728 più 1x1x1 cioè 1.

Ma il 1729 non è un cubo.Non di un numero intero (e positivo).

In altre parole nel mondo matematico se due  mucchi di cubetti sembrano identici,
e uno ne contiene 1728 e l’altro 1729, con uno possiamo fare un cubo perfetto da 1728 cubetti oppure un altro perfetto da 1000 cubetti più uno imperfetto da 728 cubetti, e con l’altro mucchio due cubi perfetti, uno da 1000 cubetti più uno da 729, ma non uno perfetto da 1729 cubetti.
Se invece di numeri avessimo della scatole di cartone, costruite apposta allo scopo,
potremmo riempirne una cassa da 1728 scatole con 1729, e sarebbe difficile scoprirne il trucco.Trucco che consisterebbe poi nel fatto che nessuna scatola sarebbe perfettamente cubica.O il suo lato non sarebbe di una misura intera.Ovviamente una cassa che ne contenesse esattamente 1729 avrebbe da qualche parte un evidente bergnoccolo.

La differenza tra la fisica e la matematica potrebbe essere mostrata allora giusto con questa proprietà del numero 1729, di essere la somma di due cubi in due modi diversi e per giunta la più piccola possibile, con numeri interi (positivi).
Essendo il più piccolo numero tra quelli che condividono questa proprietà d’essere scomponibili in due cubi in due modi diversi, (1000+1729 - 1+1728) dove uno dei due modi dà una differenza tra i due cubi di una sola unità, potremmo immaginare due immensi mucchi ed un immenso cassone da riempire, dove il trucco sarebbe praticamente impossibile da scoprire.
In uno dei mucchi ci sarebbero miliardi di miliardi di miliardi di scatole, all'apparenza dei cubi perfetti di una misura intera, e nell'altro un scatola in più.Ma nessuno di queste scatole sarebbe allora un cubo perfetto.O il suo lato non sarebbe di una misura intera

Per nostra fortuna pare che esistano gli atomi, dico pare, perché gli atomi sono comunque costruzioni matematiche per capire il mondo, ma siccome siamo riusciti a misurarli abbastanza bene, il trucco delle scatole può ingannare solo i creduloni.
Infatti, in un certo senso gli atomi sono come scatole componibili, come i famosissimi cubetti del Lego, ma non stanno insieme seguendo le stesse regole  che permettono d’impilare delle scatole.
Assomigliano piuttosto a dei Lego fatti di gomme appiccicose ma che s’appiccicano e si scollano in maniere così bizzarre che ci abbiamo messo dei millenni a scoprirle e ancora non abbiamo compreso fino in fondo questa incantevole bizzarìa.Quindi esiste qualche flebile speranza che una durevole memoria idrica esista.

Riusciamo a capire il mondo fisico adoperando leggi matematiche, ma il mondo fisico e quello matematico, evidentemente non sono la stessa cosa.
Nel mondo fisico nulla sembra essere divisibile e moltiplicabile all’infinito.
Nulla sembra essere perfettamente sferico o cubico come nel mondo matematico.
Nel mondo fisico nessuno saprebbe accorgersi se un cerchio è invece un’ellisse se questi avessero le dimensioni della Terra e la differenza fra i due assi di quest’ultima, fosse quanto quella d’un atomo.
Anche, ma soprattutto perché lo spazio stesso non è indeformabile.
Esso stesso è una specie di gomma la cui elasticità dipende dal rapporto tra la gomma stessa e la sua elasticità.
Ecco perché nel mondo fisico avvengono dei fatti che sembrano matematicamente incredibili.Ma la maggior parte delle volte sono solo dei trucchi.
Allo stesso modo il mondo matematico funziona in un modo che nel mondo fisico sembra assurdo.
Basti pensare che i numeri pari si possono perfettamente accoppiare a quelli dispari, ed anche ai numeri primi, ed anche alle frazioni, quando apparentemente sembra di avere a che fare in un caso con due metà identiche, e negli altri due con una parte molto meno numerosa dell’altra ed un’altra molto più numerosa.
Quindi bisogna conoscere molto bene Madame Mathematique, e Madame Phisique
prima di credere d’aver scoperto moti perpetui, acque ristoratrici dalla memoria elefantina, catalizzatori d’energia che la prendono da chissà quali spazi-tempi misteriosi, tubi vuoti ma costosi, per (non) risparmiare carburante e semplici palle di plastica colorata per lavare senza detersivo, ma chissa come mai, non senz’acqua, anche smemorata.
E’ vero che l’universo è molto più strano di quanto l’immaginazione di poeti, di filosofi e degli scienziati non sia mai riuscita a farci vedere, ma non troppo.

Marco Sclarandis

Per tutti anche per quelli ignavi



Quelli che ciechi taglian fusti
ignari si preparano sterili deserti
quelli che scavano con futili pretesti
ammucchiano sassi per lapidazioni
quelli che accecati mozzan teste
propagano idee nemiche a loro stessi
quelli che ad usura stolti prestano
s’apprestano a far di sé saline statue
quelli che incauti fanno inopportuna festa
riportano pesti ai loro borghi inermi
quelli che pigri aspettano salvezza aliena
sono già salme sepolte senza lapide
gli altri che con fatica stanno desti
entrano e rientrano nei porti franchi
attraverso insulsi sbarramenti di dogane
da monti olimpici giardini d’eden paradisi
esportano abbuoni regali doni omaggi
per quelli che insistono a volere solo merci
non sono stupidi ma ostinati e scelti
da un destino sovrano e sovrumano
quello che da pietre sa suscitare Adami
Eve ed ere di interminabile stupore
per tutti anche per quelli ignavi.

Marco Sclarandis

Sunday, June 21, 2015

Chi può mai essere?



Che dice queste cose?

"Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana. Esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico. Negli ultimi decenni, tale riscaldamento è stato accompagnato dal costante innalzamento del livello del mare, e inoltre è difficile non metterlo in relazione con l’aumento degli eventi meteorologici estremi, a prescindere dal fatto che non si possa attribuire una causa scientificamente determinabile ad ogni fenomeno particolare. L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita,di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano. E’ vero che ci sono altri fattori (quali il vulcanismo, le variazioni dell’orbita e dell’asse terrestre, il ciclo solare), ma numerosi studi scientifici indicano che la maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni è dovuta alla grande concentrazione di gas serra (anidride carbonica, metano, ossido di azoto ed altri) emessi soprattutto a causa dell’attività umana. La loro concentrazione nell’atmosfera impedisce che il calore dei raggi solari riflessi dalla terra si disperda nello spazio. Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull’uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale. Ha inciso anche l’aumento della pratica del cambiamento d’uso del suolo, principalmente la deforestazione per finalità agricola.

 A sua volta, il riscaldamento ha effetti sul ciclo del carbonio. Crea un circolo vizioso che aggrava ancora di più la situazione e che inciderà sulla disponibilità di risorse essenziali come l’acqua potabile, l’energia e la produzione agricola delle zone più calde, e provocherà l’estinzione di parte della biodiversità del pianeta. Lo scioglimento dei ghiacci polari e di quelli d’alta quota minaccia la fuoriuscita ad alto rischio di gas metano, e la decomposizione della materia organica congelata potrebbe accentuare ancora di più l’emissione di anidride carbonica. A sua volta, la perdita di foreste tropicali peggiora le cose, giacché esse aiutano a mitigare il cambiamento climatico. L’inquinamento prodotto dall’anidride carbonica aumenta l’acidità degli oceani e compromette la catena alimentare marina. Se la tendenza attuale continua, questo secolo potrebbe essere testimone di cambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senza precedenti degli ecosistemi, con gravi conseguenze per tutti noi. L’innalzamento del livello del mare, ad esempio, può creare situazioni di estrema gravità se si tiene conto che un quarto della popolazione mondiale vive in riva al mare o molto vicino ad esso, e la maggior parte delle megalopoli sono situate in zone costiere.

 I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo. Molti poveri vivono in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi dell’ecosistema,come l’agricoltura, la pesca e le risorse forestali. Non hanno altre disponibilità economiche e altre risorse che permettano loro di adattarsi agli impatti climatici o di far fronte a situazioni catastrofiche, e hanno poco accesso a servizi sociali e di tutela. Per esempio, i cambiamenti climatici danno origine a migrazioni di animali e vegetali che non sempre possono adattarsi, e questo a sua volta intacca le risorse produttive dei più poveri, i quali pure si vedono obbligati a migrare con grande incertezza sul futuro della loro vita e dei loro figli. E’ tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa. Purtroppo c’è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie, che accadono tuttora in diverse parti del mondo. La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile.

Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo. Perciò è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Nel mondo c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili. C’è ancora bisogno di sviluppare tecnologie adeguate di accumulazione. Tuttavia, in alcuni Paesi ci sono stati progressi che cominciano ad essere significativi, benché siano lontani dal raggiungere una proporzione importante. Ci sono stati anche alcuni investimenti in modalità di produzione e di trasporto che consumano meno energia e richiedono minore quantità di materie prime, come pure in modalità di costruzione o ristrutturazione di edifici che ne migliorino l’efficienza energetica. Ma queste buone pratiche sono lontane dal diventare generali.

Questo scritto è parte di una lunga dichiarazione rivolta all'umanità intera.

Unico indizio per svelare l'arcano: Lo scrittore s'è laureato in chimica.

Marco Sclarandis
 

Tuesday, May 26, 2015

Confessa il verme in fin di vita



Ho immaginato di chiedere alla vongola
di darmi la sua vita in cambio di qualcosa
e lei mi ha detto vai a chiedere a quel gambero
ed il gambero mi ha indicato il calamaro
e quello ancora il polipo affamato
e questo un tonno passeggero
che cosa si sian detti tra di loro
mi è più cifrato d'un codice in armeno
alla fine trovata una gallina all'apparenza scaltra
che infatti mi ha portato a domandare a un toro
molto cortese questo mi ha risposto subito
dammi un mese d'erba fresca e quella mucca
convincila a farsi sedurre dai miei scalpiti
così ho fatto e la quinta settimana
il banchetto ha sfamato tutti del paese
ma il dubbio resta profondo ed indigesto
fu un martire quel potente essere cornuto
o un santo o solo consapevole o neanche
che di qui si passa per divenire pranzi
a volte cene senza ragioni conoscibili
ma una ragione ultima dev'esserci
forse la conosce il verme masticando la carcassa
e la confessa al merlo solo in fin di vita.

Marco Sclarandis

Saturday, May 23, 2015

Biciclettata adriatica, 2 giugno 2015

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Lascia la trivella premi la pedivella.

Da quanto tempo dura l’era del petrolio?
Da poco più di un secolo e mezzo.
Durante il quale questa fetida ambrosia oleosa ci ha permesso la soddisfazione di desideri antichi come le montagne e che immaginavamo solo Dei d’un Olimpo potessero soddisfare.
Distillato due volte.
Una prima volta nel roccioso profondo geologico ed una seconda nei più grandi e mostruosi alambicchi che la mente umana abbia mai concepito e costruito.
Mille miliardi di barili, centocinquantanove chilometri cubi, centotrenta miliardi di tonnellate.
Pressochè il volume dei laghi italiani messi insieme.Questa è la stima di quello che abbiamo estratto dalla Terra durante tutto questo breve passato, brevissimo se confrontato alla storia umana, mille volte almeno, più lunga e di quella del petrolio stesso, più di un milione di volte più lunga ancora.
Agli occhi di  un pianeta satellite come la Luna, un fuoco fatuo.
Fuoco fatuo è l’immagine migliore per descrivere l’estrazione di questo inebriante rosòlio dai mari italiani.E fuoco ancor più fatuo sarebbe quella d’ora in poi dal mare Adriatico.
Questa affermazione non si fonda su congetture fantasiose o su notizie da articoli da scoop giornalistico.
Ci sono dei fatti e dei dati che chiunque può trovare, sapendo cercarli, di varie fonti che provano che le cose stiano in questi termini.
Si può incominciare da “Il paese degli elefanti”
-miti e realtà sulle riserve italiane degli idrocarburi- di Luca Pardi, Lu::ce edizioni.
Un libretto agile che è come il bandolo di una matassa di conoscenze intricate ma fondamentali.
Quindi nessun oscuro complotto o arcane verità rivelate a pochi adepti.
Solo fatti, e non riguardano solo il piccolo incantevole lago salato mediterraneo, qual è
l’Adriatico, ma tutto il pianeta, che ci dicono come e quanto, il petrolio ci abbia ormai dato il meglio che avrebbe potuto darci, sebbene noi siamo riusciti a distillarne anche molto del peggio.
Due guerre mondiali tanto per farne un esempio.
Ci sono ottime, eccellenti ragioni per non trivellare l’Adriatico, indipendentemente da qualsiasi quantità d’idrocarburi fossili possano esservi sepolte.Fortunatamente il carbone si trova sepolto in altri luoghi.
Ma la principale, quella sovrastante tutte, è che dobbiamo smettere immediatamente di bruciare
queste sostanze, se vogliamo tenerci un clima a cui ci siamo abituati da millenni.
E’ un’impresa quasi sovrumana, questa dismissione.
Perché da tre secoli, con il carbone prima, il petrolio dopo e per finire con l’uranio e il plutonio,
ci siamo abituati a vivere con un flusso d’energia e di risorse d’ogni genere, che ha qualcosa di
molto affine ad una tossicodipendenza.
Qualsiasi cosa, che dia insieme assuefazione e dipendenza, insieme a gravi danni alla salute, viene considerata una droga tossica.
Il petrolio, è da considerarsi una di queste cose, non c’è dubbio.Non è la sostanza maligna in sé stessa, ma quello che ci ha portato a fare.Pure l’alcool produce in noi effetti simili, e lo sappiamo da millenni.Ma il petrolio s’è rivelato una droga speciale, quasi una quintessenza delle altre.
Ecco allora che uno dei mezzi per cominciare la cura disintossicante, è sicuramente l’umile velocipede.Un congegno leonardesco che ha dovuto attendere quasi mezzo millennio per venire alla luce.
E’ il mezzo che tuttora ha la massima efficienza nel trasportare uomini bestie e cose dovunque.
Come ogni mezzo, ha i suoi limiti, ma considerati i vantaggi, è un capolavoro della natura umana.
La bicicletta amplifica le nostre capacità, pur lasciandoci consapevoli del confine oltre il quale inizia la dismisura, l’hybris, la follia che porta alla perdizione.
Un mondo in equilibrio su due ruote e con l’ausilio d’un manubrio è come un sogno rinascimentale
realizzato, ma esente dai suoi aspetti più foschi.
Poche cose sono appaganti, romantiche, desiderabili, accessibili, come una lunga gita in bicicletta, anche in un mondo che tuttora romba e sferraglia d’ordigni funzionanti con quella ambrosia, cibo degli dei, ma fetida ed untuosa, pregna di nerissi incubi.
La costa adriatica ci aspetta.

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Marco Sclarandis

Thursday, May 21, 2015

Thursday, May 14, 2015

Guida rapida per i cosiddetti esperti petroliferi


 

"Guida rapida per i cosiddetti esperti petroliferi"

http://www.ugobardi.blogspot.it/2015/05/guida-rapida-per-i-cosiddetti-esperti.html

Questo articolo di Antonio Turiel mi ha ispirato queste considerazioni:

Dismisura*.
Questa mi sembra la parola che sta alla radice della situazione inequivocabilmente catastrofica in cui ci troviamo.
E la dismisura sta sia nel troppo poco come nel troppo.
Si può discutere per anni  sulla quantità e qualità dell'energia e delle materie prime seconde e terze di cui avremmo bisogno per vivere, perchè ciò che viene condiderato vivere per qualcuno è per qualcun altro un mero sopravvivere.
Siamo in troppi? O pretendiamo troppo? O peggio la combinazione esponenziata delle due cose? ( quindi peggio che la loro somma o moltiplicazione)
Se, e credo che più che un "se" sia un "certamente" il petrolio, quei mille miliardi di barili finora impiegati, ci hanno via via drogato nell'arco di un solo secolo e mezzo, come ha mirabilmente ipotizzato Nate Hagens in un suo articolo di anni fa, allora è arrivata la crisi d'astinenza.
E comunque, nemmeno l'energia rinnovabile e la perfetta chiusura di ogni cerchio, come direbbe Barry Commoner, possono salvarci dalla nostra natura.
Il bisogno spirituale cui fa accenno Paolo 14 maggio 2015 10.46 credo che sia quello di conciliare la consapevolezza della finitezza dell'esistenza con il desiderio di vita almeno perenne, se non eterna.
Detto questo, e non è certo una novità, il più, il di più, che ormai è diventato un troppo, un mostruoso ecceso in ogni ambito, crea soltanto perdite disastrose dovumque.
Una di queste è la tanto declamata biodiversità, ovvero quell'insieme "d'infinite forme bellissime" di cui ora ne vive sulla terra un centesimo di quelle comparse all'inizio della vita terrestre, e che entro questo secolo potrebbe essere più che dimezzata.
Noi umani siamo forse fuori dalla Natura?
Non credo proprio, anzi siamo l'eccesso degli eccessi della Natura stessa.
Siamo qui da poco tempo, ma misurare il tempo in anni potrebbe essere sbagliato nel nostro caso.
Se lo misurassimo in "spazio dell'immaginazione" di cento miliardi di esseri come noi, tale è la stima dell'Homo fatto come noi o molto simile finora vissuti, questo spazio sarebbe immenso.
E forse occorrerebbe un universo come quello osservabile per contenerlo.Anzi, un arso vivo quale fu Giordano Bruno osò pensare che forse non sarebbe bastano neanche.
Ma siamo qui, stipati sulla superficie d'un pianeta dove ormai abbiamo pro-capite soltanto un grosso cortile di terraferma ed abitabile.
Questa mi pare la dimensione anzi la pluridimensione dell'epoca che stiamo vivendo.
Noi siamo dismisura incarnata.Da millenni e millenni e millenni.E l'abbiamo sempre saputo.
Se è così, può anche essere che Madre e Matrigna e Madonna Natura, ora che abbiamo raggiunto il confine invalicabile se non con la morte, abbia per noi in serbo qualche stupefacente soluzione.
Eugenio Finardi** scrisse una memorabile canzone a proposito, e decenni fa ormai, ma quei "Dove sono tutti quanti"***, appunto dove sono?.
Io credo che siamo noi stessi medesimi appena cerchiamo di vederci come ci vede un altro.
Da qui possiamo di volta in volta trovare una misura esatta, il nè troppo, nè troppo poco, quel giusto abbondante di cui abbiamo un disperato bisogno.
Hybris - Wikipedia 


*Hybris (ˈhyːbris, in greco antico ὕβϱις, traslitterato in Ýbris) è un topos (tema ricorrente) della tragedia greca e della letteratura greca, presente anche nella Poetica di Aristotele. Significa letteralmente "tracotanza", "eccesso", "superbia", “orgoglio” o "prevaricazione".
Nella trama della tragedia, la hýbris è un evento accaduto nel passato che influenza in modo negativo gli eventi del presente. È una "colpa" dovuta a un’azione che vìola leggi divine immutabili, ed è la causa per cui, anche a distanza di molti anni, i personaggi o la loro discendenza sono portati a commettere crimini o subire azioni malvagie. Al termine hýbris viene spesso associato, come diretta conseguenza, quello di "némesis", in greco νέμεσις, che significa "vendetta degli dei", "ira", "sdegno" e che quindi si riferisce alla punizione giustamente inflitta dagli dei a chi si macchia di tracotanza. Degno di nota è persino il concetto relativo all'"invidia degli dèi" (in greco ο φθόνος των θεών). In molte tragedie, infatti, essa costituisce lo sviluppo narrativo che porta come conseguenza al commettere un atto di hýbris e, di conseguenza, essere uno hýbristes ossia colpevole di tracotanza. Questa "colpa" ha origine nella natura umana come anello mancante tra le bestie e le divinità. In senso pratico, quindi, l'uomo ha l'imperativo di non cercare di rendersi "divino" così come avvicinarsi ad una condizione animalesca. In entrambi in casi si può incorrere nel peccato di hýbris. Questo è ciò che accade, ad esempio, nel racconto di Icaro, colpevole di aver voluto cercare una condizione di sola prerogativa divina (ossia l'essersi costruito delle ali di cera per volare) e successivamente punito dagli stessi dèi, poiché macchiato appunto del peccato di hýbris.
Il tema ricorre spessissimo nella Divina Commedia di Dante Alighieri in ottica cristiana; qualsiasi peccato può essere ricondotto alla hybris dell'uomo, che tenta di arrivare con la ragione a comprendere i misteri del divino, ponendosi egli stesso come Dio.


**://www.youtube.com/watch?v=JiC4u3xB8Cc

***http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Fermi

 

Marco Sclarandis